Forse non tutti sanno che, nel nord della Germania, precisamente nello Schleswig-Holstein, i cacciatori hanno abbattuto oltre 2.500 gatti in un solo anno. Questo dato scioccante ha acceso un intenso dibattito etico e sociale in tutto il Paese.
La normativa locale prevede che sia legale sparare a un gatto che si trovi a più di 200 metri dalla casa abitata più vicina, se si trova all’interno di una zona di caccia. L’obiettivo dichiarato di questa legge è la protezione della fauna selvatica, soprattutto gli uccelli e i piccoli mammiferi che, secondo i cacciatori, verrebbero messi in pericolo dai gatti lasciati liberi di vagare.
Tuttavia, questa caccia autorizzata ai gatti solleva numerose critiche. Molti abitanti e associazioni animaliste sottolineano come non sia possibile distinguere tra un gatto selvatico e un gatto domestico semplicemente osservandolo da lontano. Di conseguenza, molti animali da compagnia vengono uccisi per errore, lasciando padroni sconvolti e comunità indignate.
In altre regioni della Germania, come la Renania Settentrionale-Vestfalia e il Baden-Württemberg, questa pratica è già stata vietata. Ma nello Schleswig-Holstein, almeno per ora, non si intravedono segnali di cambiamento: la legge resta in vigore, e i gatti continuano a rischiare la vita ogni volta che mettono zampa fuori casa.
Una vicenda che mette sotto i riflettori il difficile equilibrio tra tutela della biodiversità e protezione degli animali domestici, e che solleva una domanda scomoda: fino a che punto può spingersi l’uomo in nome della conservazione?