Una scena agghiacciante ha sconvolto ilpaese di Stazzano, in provincia di Alessandria. Nella giornata di martedì 4 giugno, una donna in passeggiata ha fatto una scoperta terribile: il corpo senza vita di un gatto, ucciso e inchiodato a un muro come una croce, all’esterno dell’oratorio parrocchiale. Un gesto crudele, incomprensibile, che ha turbato profondamente la comunità locale e suscitato indignazione sui social dopo che l’immagine dell’animale è stata pubblicata online. A denunciare anche l’accaduto è stata l’associazione animalista “Un’anima mille zampe Italia”, guidata da Gaspare Camarda, che ha immediatamente definito il gesto come “un atto disumano, che richiede una risposta immediata da parte delle autorità e un’attenta valutazione del disagio psicologico che potrebbe nascondersi dietro un simile comportamento”. Secondo quanto emerso da voci raccolte nella zona e dai contenuti circolati tra i giovani su social e chat, a vantarsi dell’orribile gesto sarebbe stato un ragazzo di appena 14 anni. Al momento non ci sono conferme ufficiali, ma i carabinieri stanno conducendo accertamenti approfonditi. Le indagini includono l’analisi di video e messaggi condivisi in gruppi privati, oltre all’eventuale presenza di immagini utili registrate da telecamere di sorveglianza nelle vicinanze dell’oratorio.
In caso di conferma, la Procura per i Minorenni potrebbe essere coinvolta. La legge prevede infatti la possibilità di procedere anche contro minori in presenza di atti di particolare violenza, specie quando questi assumono un carattere pubblico ed emblematico. Ma il fatto, oltre all’aspetto penale, apre interrogativi profondi di natura sociale e psicologica. Come può un ragazzo così giovane arrivare a compiere un’azione tanto feroce? L’associazione “Un’anima mille zampe Italia” sottolinea come il gesto non possa in alcun modo essere ridotto a una semplice “bravata”.
“Non è solo la brutalità dell’atto a colpirci, ma la sua messa in scena – ha commentato Gaspare Camarda –. Inchiodare un animale a un muro non è uno sfogo improvviso, è un messaggio. E quando un messaggio così crudele viene da un adolescente, la società ha il dovere di interrogarsi e intervenire prima che si creino danni ancora più gravi.” “Servono percorsi educativi solidi, ascolto nelle scuole, attenzione nelle famiglie. Non basta punire: bisogna capire, prevenire, rieducare. Questo gesto è solo la punta dell’iceberg di un disagio più grande.”
Nel frattempo, Stazzano, poco più di 2.000 abitanti, è sotto shock. Il fatto che il corpo dell’animale sia stato esposto proprio nei pressi dell’oratorio, luogo simbolo dell’infanzia e della comunità, ha amplificato il senso di smarrimento. Anche la parrocchia locale ha espresso dolore e incredulità: il parroco ha parlato di “un atto che lacera l’anima di un’intera comunità”. Sui social, intanto, cresce la solidarietà nei confronti della donna che ha denunciato il fatto, così come gli appelli alla riflessione: “Bisogna fare giustizia, ma anche capire le radici di un tale male”, scrivono in molti. Perché un gesto del genere non può essere archiviato come un caso isolato: è il sintomo evidente di un disagio più ampio, che riguarda il modo in cui si formano le coscienze dei più giovani.
L’associazione Un’anima mille zampe Italia ha annunciato l’intenzione di costituirsi parte civile nel procedimento che verrà aperto. Oltre a chiedere sanzioni adeguate, punta ad attivare percorsi di recupero psicologico per i minori coinvolti. “Difendere gli animali significa anche proteggere le persone da se stesse – ha concluso Camarda –. Chi è capace di infierire così su un essere indifeso non va abbandonato, ma affrontato con determinazione e responsabilità. È una battaglia di civiltà, e dobbiamo combatterla tutti.”